La donna quel fiore lo custodiva tra la sua carne, un bocciolo da far sbocciare.
Era dolce e profumato ed era posato proprio tra le sua cosce, ogni sera prima di andare a dormire la donna lo accarezzava e, quando lo faceva, sorrideva estasiata.
Quel fiore era una dono immenso, andava preservato ma anche sfamato.
Più la donna cresceva più il fiore sentiva il bisogno di qualcosa di più dell'acqua.
Carne.
La giovane donna, dopo diverse nottate sveglia, decise che sarebbe stato il momento di donare il suo fiore a quella persona che tanto le faceva battere il cuore: un giovane quanto lei, gentile e delicato.
Glielo avrebbe comunicato la mattina successiva pensò e, cullata da quel pensiero, si addormentò.
Il mattino seguente la giovane donna indossò il suo più bel vestito, un abito giallo colore del sole e, felice della propria scelta, si mise sulla via che l'avrebbe condotta a scuola quando un contadino le tagliò la strada.
L'uomo scese bruscamente dall'auto, afferrò la giovane donna per la vita e la trascinò con se nel bosco.
La buttò contro il tronco di un albero, le sollevò bruscamente la gonna e le strappò il fiore che la donna aveva preservato con tanta cura tra le gambe.
Lo colse così senza dire nulla, strappò un petalo dopo l'altro con la brutalità di un animale affamato poi riprese la sua strada senza dire una parola.
La giovane donna restò immobile contro il tronco dell'albero con il vestito giallo tra le mani sporco di sangue e lacrime.
Si sentì derubata di qualcosa che non sapeva bene cosa fosse che poi qualcuno, con il tempo, chiamò femminilità.
Non tutti gli uomini lo sanno, ma noi donne abbiamo un fiore dentro e appropriarsene senza chiedere il permesso è da animali, non da esseri umani.
scrivo e cancello....non so da dove cominciare. E' tua questa storia?
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